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Fu edificata, ex-novo, dal bisnonno Luigi Ramone che, appena ultimata nell'anno 1880, vi si trasferì con la famiglia.

E' su tre piani, di circa 140 mq. ciascuno: al piano seminterrato era alloggiato il bestiame di grossa taglia: cavalli, muli, buoi, mucche, capre e pecore con la relativa riserva di foraggio. Il primo piano era l'alloggio padronale, al secondo piano alloggiavano gli ospiti e la servitù. I muri perimetrali sono tutti in pietra, mentre quattro pilastri in pietra e nove volte in mattoni sorreggono il pavimento del primo piano. Tre muri maestri in mattoni pieni e volte sorreggono il pavimento del secondo piano.

Costruita a cavallo di un fossato, allora con molta acqua corrente, di cui ne sfruttava le seguenti peculiaretà:

  • come via di fuga in quanto scorrendo in parte sotto altre case del paese, permetteva di raggiungere luoghi distanti in caso di necessità.
  • come riserva di acqua in quanto, a monte, poteva essere deviata per rifornire due grandi cisterne, comunicanti a caduta libera, e da cui con pompe manuali veniva innaffiato il terreno circostante.
  • come elemento pulitore, in quanto, periodicamente, deviato nel pozzo nero a perdere, lo ripuliva evitando eventuali epidemie.

    Per la sua costruzione fu impiegata mano d'opera locale e si racconta, o meglio, si raccontava, che essendo i muratori pagati a cottimo, molte ore prima dell'alba, le mogli ed i figli minori, portavano, in un via-vai incessante, le pietre per i loro uomini e padri. Cosi', all'alba, senza perdita di tempo, i muratori potevano cominciare il loro lavoro.

    Per legare tra loro le pietre o i mattoni si usava la calce che veniva prodotta a circa quattrocento metri in linea d'aria in una campagna del bisnonno Luigi: le "Ca' Suttane". Il carbonato di calcio, ivi trasportato a dorso di mulo, veniva cotto nella "furnasce dei Ramui" (la fornace dei Ramone). La calce viva così ottenuta sempre a dorso di mulo, veniva portata vicino alla costruzione. Irrorata con cautela con acqua, si trasformava in un impasto gelatinoso che serviva e serve ancor oggi, da legamento tra pietra e pietra e tra mattone e mattone.

    L'ingegnere progettista, amico personale del fratello del bisnonno Luigi, don Angelo Ramone, cappellano del Reggimento Savoia Cavalleria, anch'egli militare, era addetto alle fortificazioni, alla Corte della Famiglia Reale dei Savoia. Ed è senz'altro, grazie alla robustezza con cui fu progettata e costruita che, la casa, (detta "u castellu", ancora pochi anni fa, dal compianto Gerolamo Giribaldi) resistette, quasi indenne, al terrificante terremoto che colpì la regione nell'anno 1887, il 23 Febbraio, mercoledì delle Ceneri.

    Solo un pilastro, su cui ancor oggi sono visibili i segni delle riparazioni, fu danneggiato. L'edificio, per sicurezza fu rinforzato con tiranti in ferro e, al giorno d'oggi, al primo piano sono situate le camere per gli ospiti mentre al piano interrato, così caratteristico, con le sue pareti in pietra a vista e le sue volte, una diversa dall'altra, in mattoni pieni è situato il salone ristorante e l'angolo bar.

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    Azienda Agrituristica "A Ca' Du Cappellan"
    Montegrazie di Imperia
    Via Del Canto 142

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